
La ricerca è una meta-analisi di 9.415 pazienti da 27 studi, pubblicata su Canadian Journal of Psychiatry. Secondo il professor Matthew Large, autore principale dello studio, il ritardo è spesso più lungo per i giovani, perché gli sbalzi d’umore sono a volte scambiati per alti e bassi degli anni adolescenziali piuttosto che per l’emergere di un disturbo bipolare. “Si tratta di un’occasione persa, perché la gravità e la frequenza degli episodi possono essere ridotti con i farmaci e altri interventi”, spiega Large.
“La diagnosi di disturbo bipolare – evidenzia Large – può anche essere mancata dal medico perché si basa su una storia dettagliata della vita e informazioni raccolte da accompagnatori e familiari, che per essere messe insieme richiedono tempo e cura. I medici – conclude – dovrebbero guardare più da vicino la storia del paziente , alla ricerca di cambiamenti distinti e di altri fattori di rischio come la storia familiare e sbalzi d’umore causati da eventi esterni come il trattamento con antidepressivi , i viaggi e l’assunzione di stupefacenti”.
